Dante

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MadameWeb Staff
view post Posted on 8/3/2008, 22:49




A l'alta fantasia qui mancò possa; / ma già volgeva il mio disio e 'l velle,/ sì come rota ch'igualmente è mossa, / l’amor che move il sole e l'altre stelle.»)

Edited by MadameWeb Staff - 8/3/2008, 23:05
 
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seccobross
view post Posted on 9/3/2008, 17:23







Com più vi fere Amor



co' suoi vincastri,
più li vi fate in ubidirlo presto,
ch'altro consiglio, ben lo vi protesto,
non vi si può già dar: chi vuol, l'incastri.
Poi, quando fie stagion, coi dolci impiastri
farà stornarvi ogni tormento agresto,
ché 'l mal d'Amor non è pesante il sesto
ver ch'è dolce lo ben. Dunque ormai lastri
vostro cor lo cammin per seguitare
lo suo sommo poder, se v'ha sì punto
come dimostra 'l vostro buon trovare;
e non vi disviate da lui punto,
ch'ellil sol può tutt'allegrezza dare
e' suoi serventi meritare a punto.

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Voi, donne
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«Voi, donne, che pietoso atto mostrate,
chi è esta donna che giace si venta?
sarebbe quella ch'è nel mio cor penta?
Deh, s'ella è dessa, più non mel celate.
Ben ha le sue sembianze si cambiate,
e la figura sua mi par si spenta,
ch'al mio parere ella non rappresenta
quella che fa parer l'altre beate».
«Se nostra donna conoscer non pòi,
ch'è si conquisa, non mi par gran fatto,
però che quel medesmo avvenne a noi.
Ma se tu mirerai il gentil atto
de li occhi suoi, conosceraila poi:
non pianger più, tu se' già tutto sfatto».

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Io son venuto
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Io son venuto al punto de la rota
che l'orizzonte, quando il sol si corca,
ci partorisce il geminato cielo,
e la stella d'amor ci sta remota
per lo raggio lucente che la 'nforca
sì di traverso che le si fa velo;
e quel pianeta che conforta il gelo
si mostra tutto a noi per lo grand'arco
nel qual ciascun di sette fa poca ombra:
e però non disgombra
un sol penser d'amore, ond'io son carco,
la mente mia, ch'è più dura che petra
in tener forte imagine di petra.
Levasi de la rena d'Etiopia
lo vento peregrin che l'aere turba,
per la spera del sol ch'ora la scalda;
e passa il mare, onde conduce copia
di nebbia tal, che, s'altro non la sturba,
questo emisperio chiude tutto e salda;
e poi si solve, e cade in bianca falda
di fredda neve ed in noiosa pioggia,
onde l'aere s'attrista tutto e piagne:
e Amor, che sue ragne
ritira in alto pel vento che poggia,
non m'abbandona, sì è bella donna
questa crudel che m'è data per donna.
Fuggito è ogne augel che 'l caldo segue
del paese d'Europa, che non perde
le sette stelle gelide unquemai;
e li altri han posto a le lor voci triegue
per non sonarle infino al tempo verde,
se ciò non fosse per cagion di guai;
e tutti li animali che son gai
di lor natura, son d'amor disciolti,
però che 'l freddo lor spirito ammorta:
e 'l mio più d'amor porta;
ché li dolzi pensier non mi son tolti
né mi son dati per volta di tempo,
ma donna li mi dà c'ha picciol tempo.
Passato hanno lor termine le fronde
che trasse fuor la vertù d'Ariete
per adornare il mondo, e morta è l'erba;
ramo di foglia verde a noi s'asconde
se non se in lauro, in pino o in abete
o in alcun che sua verdura serba;
e tanto è la stagion forte ed acerba,
c'ha morti li fioretti per le piagge,
li quai non poten tollerar la brina:
e la crudele spina
però Amor di cor non la mi tragge;
per ch'io son fermo di portarla sempre
ch'io sarò in vita, s'io vivesse sempre.
Versan le vene le fummifere acque
per li vapor' che la terra ha nel ventre,
che d'abisso li tira suso in alto;
onde cammino al bel giorno mi piacque
che ora è fatto rivo, e sarà mentre
che durerà del verno il grande assalto;
la terra fa un suol che par di smalto,
e l'acqua morta si converte in vetro
per la freddura che di fuor la serra:
e io de la mia guerra
non son però tornato un passo a retro,
né vo' tornar; ché se 'l martiro è dolce,
la morte de' passare ogni altro dolce.
Canzon, or che sarà di me ne l'altro
dolce tempo novello, quando piove
amore in terra da tutti li cieli,
quando per questi geli
amore è solo in me, e non altrove?
Saranne quello ch'è d'un uom di marmo,
se in pargoletta fia per core un marmo.
che avete li occhi di bellezze ornati
e la mente d'amor vinta e pensosa,
perché raccomandati
vi sian li detti miei ovunque sono:
e 'nnanzi a voi perdono
la morte mia a quella bella cosa
che me n'ha colpa e mai non fu pietosa.

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Lo doloroso amor
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Lo doloroso amor che mi conduce
a fin di morte per piacer di quella
che lo mio cor solea tener gioioso,
m'ha tolto e toglie ciascun di la luce
che avean li occhi miei di tale stella
che non credea di lei mai star doglioso:
e 'l colpo suo, c'ho portato nascoso,
omai si scopre per soverchia pena,
la qual nasce del foco
che m'ha tratto di gioco,
si ch'altro mai che male io non aspetto;
e 'l viver mio (omai esser de' poco)
fin a la morte mi sospira e dice:
«Per quella moro c'ha nome Beatrice».
Quel dolce nome, che mi fa il cor agro,
tutte fiate ch'i' lo vedrò scritto
mi farà nuovo ogni dolor ch'io sento;
e de la doglia diverrò si magro
de la persona e 'l viso tanto afflitto,
che qual mi vederà n'avrà pavento.
Ed allor non trarrà sì poco vento
che non mi meni, si ch'io cadrò freddo;
e per tal verrò morto,
e 'l dolor sarà scorto
con l'anima che sen girà si trista;
e sempre mai con lei starà ricolto,
ricordando la gio' del dolce viso,
a che niente par lo paradiso.
Pensando a quel che d'Amore ho provato,
l'anima mia non chiede altro diletto,
né il penar non cura il quale attende;
ché, poi che 'l corpo sarà consumato,
se n'anderà l'amor che m'ha si stretto
con lei a Quel ch'ogni ragione intende;
e se del suo peccar pace no i rende,
partirassi col tormentar ch'è degna,
si che non ne paventa;
e starà tanto attenta
d'imaginar colei per cui s'è mossa,
che nulla pena avrà ched ella senta;
si che, se 'n questo mondo l'ho perduto,
Amor ne l'altro men darà trebuto.
Morte, che fai piacere a questa donna,
per pietà, innanzi che tu mi discigli,
va' da lei, fatti dire
perché m'avvien che la luce di quigli
che mi fan tristo, mi sia cosi tolta:
se per altrui ella fosse ricolta,
falmi sentire, e trarrà' mi d'errore,
e assai finirò con men dolore.
 
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MadameWeb Staff
view post Posted on 9/3/2008, 17:48






Poscia ch'amor






Poscia ch'Amor del tutto m'ha lasciato,
non per mio grato,
ché stato non avea tanto gioioso,
ma però che pietoso
fu tanto del meo core,
che non sofferse d'ascoltar suo pianto;
i' canterò cosi disamorato
contra 'l peccato,
ch'è nato in noi, di chiamare a ritroso
tal ch'è vile e noioso
con nome di valore,
cioè di leggiadria, ch'è bella tanto
che fa degno di manto
imperial colui dov'ella regna:
ell'è verace insegna
la qual dimostra u' la vertù dimora;
per ch'io son certo, se ben la difendo
nel dir com'io la 'ntendo,
ch'Amor di sé mi farà grazia ancora.
Sono che per gittar via loro avere
credon potere
capere là dove li boni stanno,
che dopo morte fanno
riparo ne la mente
a quei cotanti c'hanno canoscenza.
Ma lor messione a' bon' non pò piacere,
perché tenere
savere fora, e fuggiriano il danno,
che si aggiugne a lo 'nganno
di loro e de la gente
c'hanno falso iudicio in lor sentenza.
Qual non dirà fallenzal
divorar cibo ed a lussuria intendere?
ornarsi come vendere
si dovesse al mercato di non saggi?
ché 'l saggio non pregia om per vestimenta,
ch'altrui sono ornamenta,
ma pregia il senno e li genti coraggi.
E altri son che, per esser ridenti,
d'intendimenti
correnti voglion esser iudicati
da quei che so' ingannati
veggendo rider cosa
che lo 'ntelletto cieco non la vede.
E' parlan con vocaboli eccellenti;
vanno spiacenti
contenti che da lunga sian mirati;
non sono innamorati
mai di donna amorosa;
ne' parlamenti lor tengono scede;
non moveriano il piede
per donneare a guisa di leggiadro,
ma come al furto il ladro,
così vanno a pigliar villan diletto;
e non però che 'n donne è sì dispento
leggiadro portamento
che paiono animai sanza intelletto.
Ancor che ciel con cielo in punto sia,
che leggiadria
disvia cotanto, e più che quant'io conto,
io, che le sono conto
merzé d'una gentile
che la mostrava in tutti gli atti sui,
non tacerò di lei, ché villania
far mi parria
sì ria, ch'a' suoi nemici sarei giunto:
per che da questo punto
con rima più sottile
tratterò il ver di lei, ma non so cui.
Eo giuro per colui
ch'Amor si chiama ed è pien di salute,
che sanza ovrar vertute
nessun pote acquistar verace loda:
dunque, se questa mia matera è bona,
come ciascun ragiona,
sarà vertù o con vertù s'annoda.
Non è pura vertù la disviata,
poi ch'è blasmata,
negata là 'v'è più vertù richiesta,
cioè in gente onesta
di vita spiritale
o in abito che di scienza tiene.
Dunque, s'ell'è in cavalier lodata,
sarà mischiata,
causata di più cose; perché questa
conven che di sé vesta
l'un bene e l'altro male,
ma vertù pura in ciascuno sta bene.
Sollazzo è che convene
con esso Amore e l'opera perfetta:
da questo terzo retta
è vera leggiadria e in esser dura,
si come il sole al cui esser s'adduce
lo calore e la luce
con la perfetta sua bella figura.
Al gran pianeto è tutta simigliante
che, dal levante
avante infino a tanto che s'asconde,
co li bei raggi infonde
vita e vertù qua giuso
ne la matera si com'è disposta:
e questa, disdegnosa di cotante
persone, quante
sembiante portan d'uomo, e non responde
il lor frutto a le fronde
per lo mal c'hanno in uso,
simili beni al cor gentile accosta;
ché 'n donar vita è tosta
co' bei sembianti e co' begli atti novi
ch'ognora par che trovi,
e vertù per essemplo a chi lei piglia.
Oh falsi cavalier, malvagi e rei,
nemici di costei,
ch'al prenze de le stelle s'assimiglia
Dona e riceve l'om cui questa vole,
mai non sen dole;
né ' sole per donar luce a le stelle,
né per prender da elle
nel suo effetto aiuto;
ma l'uno e l'altro in ciò diletto tragge.
Già non s'induce a ira per parole,
ma quelle sole
ricole che son bone, e sue novelle
sono leggiadre e belle;
per sé caro è tenuto
e disiato da persone sagge,
ché de l'altre selvagge
cotanto laude quanto biasmo prezza;
per nessuna grandezza
monta in orgoglio, ma quando gl'incontra
che sua franchezza li conven mostrare,
quivi si fa laudare.
Color che vivon fanno tutti contra.
 
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