| Casida della donna distesa
Vederti nuda è rievocare la terra. La terra piana e priva di cavalli. La terra senza un giunco, forma pura
chiusa al futuro: confine d'argento.
Vederti nuda è comprendere l'ansia della pioggia che cerca fragili fianchi, o la febbre del mare dal volto immenso che non trova la luce della sua guancia.
Il sangue risuonerà nelle alcove e verrà con spada di folgore, ma tu non saprai dove si celano il cuore di rospo o la violetta.
Il tuo ventre è uno scontro di radici, le tue labbra un'alba senza profilo, e sotto le tiepide rose del letto gemono i morti, in attesa del loro turno.
Bella e il vento
La sua luna di pergamena bella suonando viene, per un anfibio sentiero di cristalli e d'allori. Il silenzio senza stelle, fuggendo la cantilena cade dove il mare batte e canta la sua notte piena di pesci. Sulle cime della sierra dormono i carabinieri vigilando le bianche torri dove vivono gl'inglesi. E i gitani dall'acqua alzano per divertirsi pergolati di conchiglie e rami di verde pino.
*
La sua luna di pergamena bella suonando viene. Si è levato vedendola il vento che mai non dorme. San Cristobalòn nudo, pieno di lingue celesti, guarda la bambina che suona una dolce piva assente.
Ragazza, lascia che alzi il tuo vestito per vederti. Apri alle mie dita vecchie la rosa azzurra del tuo ventre.
*
Bella getta il tamburello e corre senza fermarsi. Il vento maschio l'insegue con una spada calda.
Il mare aggrinza il suo rumore. Gli olivi impallidiscono. Cantano i flauti di penombra e il liscio gong della neve. Bella, corri, Bella! che ti prende il vento satiro! Bella, corri, Bella! Guardalo da dove viene! Satiro di stelle basse con le sue lingue lucenti.
*
Bella, piena di paura, entra nella casa che ha, più in alto oltre i pini, il console degli inglesi.
Allarmati dalle grida tre carabinieri vengono, chiusi nei loro mantelli neri e i berretti sulle tempie.
L'inglese dà alla gitana una tazza di tiepido latte, e un bicchiere di gin che Bella non beve. E mentre piangendo racconta la sua avventura a quella gente, sulle tegole d'ardesia il vento, furioso, morde.
|