Per non rammaricarsi d'esser nati (G. Ungaretti), Per non rammaricarsi d'esser nati (G. Ungaretti)

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view post Posted on 20/4/2008, 14:04
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Anna Ciriani

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28 Settembre 1916

Dolina dei pidocchi

PER NON RAMMARICARSI D'ESSER NATI

Questa carne molestata
ha pure
quando meno aspetta
i fremiti dell'alba
E mi brilla dolce
la vita
come un prato
al rinvenuto bacio
della ruggiada

Ungaretti
 
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allievo5
view post Posted on 12/5/2008, 15:49




Una particolarità delle poesie di Ungaretti è che il titolo può far parte integrante del testo. Molto profondo!
 
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allievo5
view post Posted on 15/5/2008, 09:53




La lirica finora inedita, che si inserisce a buon diritto nel novero delle poesie di trincea della Prima guerra mondiale, testimonia la coesistenza di due temi ricorrenti cari al poeta: la dolorosa realtà della sofferenza, a un tempo fisica e interiore, originata dalla guerra e sottesa nell'espressione carne molestata, e un vigoroso impulso alla vita, che nasce dalla volontà istintiva di sopravvivere al presente. La precarietà dell’esistenza (Fratelli, Soldati), e soprattutto lo strazio della guerra, più volte testimoniato con efficacia icastica (Veglia, San Martino del Carso), anche in questa breve lirica trovano il loro riscatto nella consapevolezza che, nonostante tutto, la vita non si conclude nell’unica esperienza del dolore.
Nella splendida similitudine e nella metafora che improntano la seconda parte del componimento, sta il significato profondo della poesia, la sua verità.
Il linguaggio ungarettiano ha qui una testimonianza esemplare. Fra i versicoli, tutti brevissimi, spiccano il secondo, il sesto e l’ultimo, volutamente isolati e ridotti a una o due parole, che acquisiscono pregnanza dal loro isolamento. Fra esse si staglia, anche visivamente, la parola vita, nella quale si condensa il vero messaggio del poeta. L’assenza di punteggiatura, infine, è in armonia con il libero fluire del canto.
Malgrado l’assenza di una rivisitazione stilistica, così frequente in Ungaretti, perennemente impegnato nella faticosa ricerca del termine più rispondente al suo sentire (da Commiato: una parola/scavata è nella mia vita/come un abisso), la lirica è una significativa testimonianza del linguaggio poetico ungarettiano, alieno da forme auliche, piano, ma sapientamente strutturato e proposto mediante suoni aspri quando a dominare è l’idea di sofferenza (molestata), e suoni dolci quando prevalgono la speranza e la volontà di vita, espresse nelle splendide sinestesie fremiti dell’alba, dolce/la vita.
Un’ulteriore componente fondamentale, tipicamente ungarettiana, è il titolo, parte integrante della poesia e, sotto molti aspetti, una sorta di verso insolitamente lungo, che racchiude, anticipandolo, il senso della lirica.
Infine, la parola ruggiada, con la doppia g, per un verso rimanda a una forma ortografica poco usata, per altro verso potrebbe configurarsi come scelta consapevole del poeta, finalizzata ad accentuare la pregnanza icastica del termine.

 
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