Com'era il sesso in passato? un piccolo esempio...

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view post Posted on 11/5/2008, 16:25
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Anna Ciriani

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Nel giugno 2000 ha riaperto al pubblico una sezione molto particolare del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, quella con i reperti di soggetto erotico: affreschi, sculture, mosaici, amuleti e utensili, per lo più provenienti dagli scavi nell'area vesuviana.

Gli antichi Greci e Romani, si sa, avevano con il sesso un rapporto molto libero e giocoso. Naturalmente parliamo degli uomini, perché le donne (quelle libere e di buona famiglia) erano tenute ad essere modeste e virtuose, condizione non difficile da raggiungere visto che vivevano segregate in casa, prima del padre e poi del marito. Il fine di ogni moglie perbene era tacere e partorire un mucchio di figli, preferibilmente maschi: la donna più celebre del mondo romano è Cornelia, madre per ben 12 volte

ed esempio di semplicità e rigore (diceva che i suoi gioielli erano i suoi figli).
Chiusa la porta di casa dietro le spalle, gli uomini potevano dedicarsi al lato piacevole del sesso, senza l'ossessione della procreazione. E le possibilità erano numerose. L'omosessualità non era considerata un vizio o una perversione, la bisessualità era accettata (basti ricordare Alessandro Magno, Giulio Cesare e l'imperatore Adriano). Ci si poteva divertire con fanciulli e con prostitute, scegliendo fra porne (prostitute di basso livello, solitamente schiave), pallake (l'amante fissa) ed etera (compagna), donna colta, raffinata, esperta nell'arte della seduzione. Una delle più celebri etere dell'antichità è Frine, che il grande scultore classico Prassitele scelse come modella per la statua dell'Afrodite cnidia.


Un'idea della sessualità nel mondo antico ce la offre proprio la raccolta nel Museo napoletano. Ci sono molti affreschi e mosaici: in genere quelli provenienti da abitazioni private (domus) hanno come tema gli amori di ninfe e satiri, degli dei (ad esempio Venere e Marte) o di quel grande conquistatore che è stato Giove; quelli con rappresentazioni molto realistiche di sesso provengono per lo più dalle case di appuntamento e dai bordelli.
Moltissime le statue. A parte quelle di Venere, ovviamente nuda, ci sono satiri e ninfe mentre si accoppiano, immagini di Ermafrodito, simbolo di ambiguità sessuale, e un gruppo marmoreo veramente malizioso che rappresenta il dio Pan mentre si accoppia con una capretta.

Numerosissimi gli oggetti. Specchi in bronzo, vasi attici a figure rosse, lucerne in metallo e terracotta, campanelli, candelieri, flaconi per il profumo, bracieri: tutti con immagini erotiche più o meno esplicite, in alcuni casi dichiaratamente oscene.
Molte, infine, le immagini di Priapo, custode degli orti e delle vigne. Priapo è sempre rappresentato con un fallo enorme, in erezione, ma il significato dell'immagine non è tanto erotico quanto religioso: il forte rilievo del fallo aveva lo scopo di scacciare gli spiriti maligni, dannosi per i raccolti. Inoltre poteva avere la funzione pratica di spaventapasseri.
Uno scopo analogo hanno gli amuleti a forma di fallo, utilizzati contro il malocchio o, ancora, come augurio di fertilità (ed è il caso anche di quelli a forma di utero o di seno).


La raccolta napoletana è una raccolta storica: la prima esposizione di questi oggetti un po' scandalosi risale infatti al 1794, nella sala XVIII del Museo di Portici, detta "delle antichità oscene" e visitabile solo con un permesso speciale. Da allora è stata tutta una storia di aperture e chiusure, di censure e di liberalizzazioni per questa sezione "segreta".



Nel 1819 nel Museo Archeologico fu aperto il "Gabinetto degli oggetti osceni": oltre alle pitture e agli oggetti, tutte le Veneri nude del museo vennero progressivamente chiuse in questa stanza proibita, e non di rado le nudità vennero censurate, nascoste da vesti in stucco. Per vederli era necessario un permesso speciale.
Una breve liberalizzazione ci fu tra il 1848 e il 1849, ma subito dopo tornarono le restrizioni alla visita finché, nel 1851, tutte le opere "oscene" non vennero chiuse in due stanze-deposito e, per maggior sicurezza, la porta di accesso venne murata.
Nel 1860, dopo la caduta dei re Borboni e l'arrivo di Garibaldi, il "Gabinetto degli oggetti osceni" venne riaperto: accesso libero per gli uomini, con un permesso speciale per le donne e i preti, vietato per i fanciulli. Ma ancora una volta la libertà durò poco: i re Savoia dapprima tornarono alle limitazioni nell'accesso, poi nel 1931, in pieno clima fascista, l'ingresso venne vietato a tutti.
Anzi, la furia "moralizzatrice" era talmente forte che nelle domus nell'area archeologica di Pompei gli affreschi di soggetto erotico vennero coperti con sportelli di legno e addirittura vennero aggiunte porte per chiudere stanze dipinte con scene vietate. Ma si sa, durante il fascismo la donna era come nel mondo antico, una fattrice di eroi, mentre i maschi si divertivano nei bordelli.
Bisogna arrivare al 1967 perché la sezione venga di nuovo aperta, ancora una volta per poco tempo: infatti furono avviati dei restauri, arrivati a conclusione proprio nel giugno del 2000.

Attached Image: satiroeninfa1.jpg

satiroeninfa1.jpg

 
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